DIRTY ROADS
Recorded at Freeware Studios - Rimini
Mixed by Riccardo Pasini at Studio 73 - Ravenna
Mastered by Riccardo Pasini at Fear Studio - Alfonsine (RA)
All songs written by Lorenzo Semprini, Roberto Vezzelli except It takes a big rain (L.Semprini)/Further on up the road (B.Springsteen)/Waiting for me(J.D'Urso)
All arrangements by Roberto Vezzelli except It take a big rain and Further on up the road (L.Semprini/I.Barbari)//Waiting for me(J.D'Urso)
Produced by Miami & The Groovers
Dal mese di ottobre 2012 è disponibile la nuova ristampa (quarta) che vede una bonus track extra: Tears are falling down/Quando il cielo è fragile, registrata nel 2011.
TESTI
- Rock'n'roll night
- Highway
- Waiting for me
- Lost
- Back in town
- Further on up the road
- Walk in the light
- Tears are falling down
- Hard Times
- Local rocking band
- It takes a big rain
- Hard Times (low-fi acoustic)
CURIOSITA'
Qualche curiosità su "Dirty Roads" direttamente da Lorenzo "Miami"...
Rock'n'roll night:
"ho sempre pensato che sarebbe stato il brano d'apertura. Eseguita nel famoso Xmas show del 2003, anche se poi su disco ha certi parti cambiate.
curiosità: alla tastiera sul disco c'è "Paso" il tecnico di studio, infatti la traccia di organo registrata in studio non era utilizzabile."
Highway:
"nella registrazione il sax di Clay aveva qualche problema, è andato in riparazione poco dopo, quindi non era il massimo dell'intonazione, ma credo che non si senta più di tanto.
Altra cosa: all'inizio del brano (o quasi) c'è una citazione della beatlesiana "Day tripper", un'idea nata una sera provando, non certo da me (credo da Ivan). L'idea bella era una citazione dei Beatles su un brano che ha connotati molto alla Stones"
Waiting for me:
"chiesi a Joe un brano inedito. Era l'estate 2002. Mi mandò un nasto con 4 suoi inediti. Waiting for me mi sembrò subito il brano giusto. Ricordo quando nel febbraio 2003 venne in studio a registrare le voci."
Lost:
"un brano che amo profondamente. Le idee per l'arrangiamento con 12 corde e chitarra classiche vennero da Roby. Mentre la struttura, melodia e accordi del brano sono miei. Sandro Spazzoli fa un intervento al mandolino molto bello come il violino di Wilmer Massa. Due ospiti davvero graditi."
Back in town:
"uno degli ultimi brani aggiunti e scritti per l'album. L'idea dell'amicizia è centrale. Un po' come in "Bobby Jean" dove uno dei due protagonisti del brano se ne va...
Qua l'idea di inserire un solo di violino (in un brano dalle tinte blue collar rock) è stata mia, mentre il finale "alla Mellencamp" è venuto a Roby.
Nel testo vengono citate varie cose/frasi legate al rock...tra tutte "Forever Young", l'urlo che in concerto è diventato un rito."
Further on up the road:
"l'idea di mettere un brano di Bruce mi è venuta da subito. Il tributo all'artista che più mi ha influenzato e che più amo ed ammiro.
La scelta su "Further" è stata dettata da una esecuzione live (quasi improvvisata) fatta in una serata acustica da me ed il tastierista Ivan.
Abbiamo provato a rallentarla e a renderla più rarefatta. Nel disco sono state usate solo tastiere, una chitarra acustica (quasi impercettibile) e una chitarra elettrica (Gibson Les Paul) suonata da Beppe Ardito, attuale chitarrista di M&TG ma che a quel tempo era nella band come bassista.
Il risultato mi è piaciuto, con sonorità alla Chris Withley ed anche un po' alla Morricone.
Agli springsteeniani di solito piace molto oppure no."
Walk in the light:
"inizia quasi attacandosi alla precedente "further" per dare una idea di continuità sonora, sfruttando anche la stessa tonalità di entrambi i brani (mi minore).
E' uno dei pezzi più vecchi, anche uno di quelli maggiormente apprezzati.
All'organo ottima esecuzione di AlessioRaffaelli, tastierista del bluesman Joe Galullo, altro ospite illustre (in diversi brani)."
Tears are falling down:
"l'ultimo brano scritto per Dirty Roads. Ispirato ai fatti di guerra continuamente e tristemente attuali.
E' molto folk, c'è anche un dobro, e la voce di Marino Severini dei Gang che ne dà una versione strepitosa, un po' irish alla Shane McGowen direi...
Ricordo ancora l'emozione di avere i fratelli Severini in studio, averli conosciuti e averli scoperti oltre ad ottimi musicisti (questo si sapeva) anche delle splendide persone."
Hard Times:
"il brano più vecchio, anzi il primo in assoluto scritto da me.
Negli anni gli abbiamo cambiato diverse volte arrangiamento, e quella che c'è su disco è stata una bella idea. Grazie a Roby che qui ha fatto un bel lavorto con diverse chitarre.
Un brano a cui sono molto legato."
Local rocking band:
"Rock'n'roll anni '50. Questo avevo in mente quando ho scritto il brano. Il riff al pianoforte venen fuori ed iniziammo a suonare live questo brano manifesto.
Un tributo ai tanti padrini del rock.
L'idea del piano western èstata dell'amico Max Nevi che ci ha dato una bella mano a registrare diversi strumenti."
It takes a big rain:
"la nostra ballata "storica". Suonata dal 2001 e conosciuta dai tanti che ci avevano visto dal vivo. pianoforte, voce, armonica. Tutto qua."
Hard Times#2:
"io e Sandro Severini. registrata "live", lui con una Fender Stratocaster ed io alla acustica.
L'idea era di farne una versione a "bassa fedeltà". E' vero sembra registrata dentro uno stanzino vuoto.
Era davvero questa l'idea, una versione "sporca" per mettere il sigillo alle "strade sporche" del titolo."
"Spero di aver soddisfatto un po' di curiosità.
ancora grazie a tutti."
Lorenzo
RECENSIONI
No surrender on these "Dirty Roads"!
Eccoci a scrivere un breve commento sul primo lavoro in studio dei Miami & The Groovers,
La mia non vuole assolutamente essere una recensione ma solo una raccolta di considerazioni che ho riassunto nella mia testa durante l'ascolto dell'album.
Non voglio dilungarmi nell'esprimere giudizi di carattere musicale di cui non ho competenze in merito al di la dei miei gusti personali. Volevo altresì focalizzare la mia attenzione sui testi e sul filone lirico e narrativo dell'album che, devo dire, mi ha colpito particolarmente. Definirei l'album una sorta di reportage su uno spaccato di vita reale, dove le sonorità diverse tra loro viaggiano da un luogo immaginario all'altro, ben descritte e sostenute dai testi.
I personaggi di "Dirty Roads", a mio parere, sono dei "sopravvissuti" e ricordano un po' quelli springsteeniani di "Darkness on the edge of town". Questi protagonisti si muovono percorrendo le strade buie, tortuose ed imprevedibili della vita ("dark ride" sulle "Dirty Roads") senza mai perdere di vista i valori importanti, gli obiettivi che "spingono" ad andare avanti, giorno per giorno. Sopravvissuti perchè sono consapevoli che, nonostante abbiano vissuto e vivano delle situazioni negative, possono comunque cercare continuamente delle ragioni di vita, delle chiavi per una svolta radicale. Sono consapevoli che, nonostante la dura realtà, possono trovare anche il tempo per cercare di sognare ("In a strange dirty world...tryin' to dream sometimes" come in "Hard Times"), per i ricordi malinconici di "Back in town", ma anche per rimpiangere le occasioni perdute ("Lost").
Questo significa che sono i sentimenti il "vero motore" trainante della vita, è quello che proviamo nel profondo di ciascuno di noi che ci consente di trovare la forza di andare avanti, di reagire a ciò che è stupido e crudele come la guerra e le ingiustizie (questo concetto è ben espresso nella splendida ballata folk "The tears are falling down"). Per tutti i prigionieri delle "dirty roads" c'è però la consapevolezza di fondo che arriverà il tempo per cambiare, il tempo di svoltare alla prima uscita per cercare di ritrovare delle certezze sul percorso della vita ("I wait for a sign or someone to turn the right way, the day I get it, man, I'll be a light in the night" come viene affermato in "Hard times", oppure "wait for a sign from the destiny" di "It takes a big rain"). I rimpianti sono tanti e riguardano sia le occasioni perdute di "Lost" che le proprie colpe per non averle sapute sfruttare ("once you gave a chance but I sent it straight to the hell" da "Highway"), ma alla base c'è sempre una certezza: la convinzione che per uscire da questa situazione non basta la commiserazione ma ci vogliono delle prove reali per ottenere un vero riscatto ("I'm asking for forgivness, but what I need is some proof" - "Highway"). Un grosso aiuto che supporti questa volontà di andare avanti sperando nel cambiamento in positivo lo può sicuramente dare la musica ed in particolare il rock'n'roll che ha il potere di redimere l'anima di ciascuno di noi ("hey baby, bring me back tonight, r'n'r can save your mortal soul"- "Rock'n'roll night") e di aiutare il percorso nei momenti difficili ("Blues guitars make me feel all right" in Local Rocking band, un tributo ai grandi padri ispiratori del rock'n'roll, E Street Band compresa).
Musicalmente è un album che rappresenta molto bene il "suono" di Lorenzo & Co. poichè è formato dall'intreccio di venature rock'n'roll, folk e splendide ballate. E' sicuramente degno di nota il fantastico duetto con Joe D'Urso sulla sua "Waiting for me" in cui Lorenzo esalta le sue capacità vocali. Musicalmente ritengo veramente straordinaria la re-interpretazione di "Further on up the road" come una "borderline song", sono certo che piacerebbe anche a Bruce. Le parti di chitarra di quest'ultimo pezzo di "grande atmosfera" sono a dir poco straordinarie; complimenti all'impronta musicale e allo stile di Beppe Ardito. Un appunto doveroso va ad "Hard times", il mio pezzo preferito, quello che ha fatto nascere il concetto che si è sviluppato progressivamente per tutta la "mainline" dell'album, quello che rappresenta al meglio l'intero lavoro (originale l'idea della versione "sporca" ed "acustica" come extra-track in cui il brano sembra che viva in una sua dimensione naturale).
Come viene detto esplicitamente nelle note del booklet, "Hard Times" è un ritratto dolceamaro del mondo in cui viviamo, che è veramente "uno sporco mondo" ma nel quale ciascuno di noi ha il dovere di tenere duro. No retreat, no surrender on these dirty roads....costi quel che costi.
Ago
LE IMPORTANTI RECENSIONI DELLA STAMPA:
Fabio Cerbone (Buscadero, Rootshighway.it)
Dirty Roads è figlio di una via maestra del rock "made in italy", quella che dai Rocking Chairs di Graziano Romani non ha mai mollato, macinando chilometri sulla strada. Dopo qualche anno di rodaggio come cover band, i Miami & the Groovers hanno deciso di fare il grande salto. E ne sono usciti a pieni voti, sentendo i risultati. Un lavoro di autoproduzione coi fiocchi, e non è così scontato dalle nostre parti, sonorità calde nel solco della più fiera tradizione blue collar rock, ribadite dalla presenza di *Joe D'Urso *come ospite dell'autografa *Waiting for Me*. Chitarre, organi e pianoforte, sax e persino sfumature roots nell'uso di violino, fisarmonica e mandolino: il rock'n'roll operaio della band si colora di radici, spaziando dal rombante timbro urbano di *Rock'n'roll Night* al border della dolcissima *Tears are Falling Down*, duetto tra Lorenzo "Miami" Semprini e l'ospite *Marino Severini *dei Gang.
Salvatore Esposito (Offtopics rock stuff):
Dirty Roads è un disco bello senza mezzi termini. Un disco da godersi in tutta la sua genuinità rock. Gli ingredienti, le immagini, la carica deve senza dubbio moltissimo a Bruce Springsteen, tuttavia il loro cuore italiano non si smentisce e così questi ragazzi riminesi hanno sudato, si sono sbattuti e hanno messo su questi undici brani fatti di strade, sogni, viaggi, polvere e sudore.
Aurelio Pasini (Il MUCCHIO online)
Potenti quando serve, ma anche avvolgenti e malinconici, Miami & The Groovers piaceranno a tutti gli appassionati di certe sonorità senza tempo. Garantiscono per loro i fratelli Severini e Joe D'Urso, compagni di viaggio d'eccezione sulle vie del rock'n'roll.
Gabriele Guerra (Backstreets.it)
Il disco suona veramente bene, suoni curati, belli gli arrangiamenti, sempre discreti e mai scontati, robusta la sezione ritmica e ottime le scelte nell'uso di strumenti come sax, tastiera, violino e mandolino impiegati nel posto giusto e al momento giusto. Solitamente capita che le band che hanno l'occasione per realizzare un disco cerchino di mettere dentro di tutto e di più, cosa che non è successa per Miami & the Groovers che si sono mossi da musicisti navigati realizzando un prodotto veramente ben fatto, azzeccata la scelta della scaletta con una buona scansione ed alternanza di generi e suoni ma soprattutto grande, grande musica.