I MIAMI & THE GROOVERS SONO:
L'anima, la mente e il cuore dei Miami & The Groovers. Lorenzo Miami è la voce, chitarra e armonica della grande band romagnola. Lorenzo è anche un grande compositore e gran parte delle canzoni dei Miami & The Groovers portano la sua firma. Talvolta si è esibito anche da solo e in acustico in importanti manifestazioni internazionali come il Light of Day con artisti di fama internazionale come Elliot Murphy, Willie Nile, Southside Johnny e Bruce Springsteen. INTERVISTA |
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Signori, qui siamo di fronte ad un vero Rocker dalla grande tecnica alla chitarra e dai backing vocals superbi. Un vero "uomo band" che sa veramente cosa vuol dire suonare in un gruppo ed allo stesso tempo infiammare il pubblico con assoli strepitosi. Ha iniziato nei Groovers suonando il basso e da qualche anno è il chitarrista di punta del gruppo. Si cimenta spesso anche come voce principale, vedi le cover live dei Clash e "Keep on rockin' in the free world" di Neil Young. Beppe ama il sound “Stones” e il punk-rock americano ed inglese INTERVISTA |
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Il grande tocco di classe dei Miami & The Groovers, colui che sa miscelare calde e dolci melodie a potenti e leggendari assoli di sax. La grande carica emotiva che esprime tutta la passionalità sonora della band! Grande Clay!! |
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Potenza granitica per il rumblin' drummin' shakin' beat man del gruppo! Il motore dei Miami & The Groovers....un turbo-diesel con tanti cavalli di potenza! Inesauribile alla batteria, Marco è impressionante per l'energia e per la tecnica che mette a disposizione nel contesto ritmico del gruppo. INTERVISTA |
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La superba sezione ritmica della band! Bassista con un enorme background musicale e tecnica sopraffina. INTERVISTA |
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Pianista blues dal tocco percussivo e dal fraseggio quasi ostinato, aveva già collaborato con i Miami & the Groovers nell'album Dirty Roads. La sua grande tecnica e la sua professionalità gli hanno permesso di collaborare con i Blues Messengers di Joe Galullo e con i Cheap Wine. INTERVISTA |
I MIAMI & THE GROOVERS HANNO SUONATO CON...
SONO STATI GROOVERS...
- Christian Santolini (batteria)
- Gianluca Fabbri (basso)
- Guido Cogliano (basso)
- Ivan Barbari (tastiere)
- Roby Vezzelli (chitarra)
- Tommy Benzi (basso)
Grazie anche a loro i Miami & The Groovers sono diventati quello che sono oggi.
INTERVISTE E CURIOSITA'...
INTERVISTA LORENZO "MIAMI" SEMPRINI |
Il leader della nostra band parla del nuovo album Good Things a 360 gradi.... |
Ciao Lorenzo, parliamo subito del nuovo album "Good Things"...ormai in molti hanno ascoltato più volte e, da quello che si vede ad oggi, il riscontro molto positivo di stampa e pubblico è unanime. Se tu dovessi definire con una sola parola quest'album, quale termine useresti? Resistenza. Good Things è un album di persone che resistono a questi tempi economici, sociali e culturali molto difficili e duri. Sono 12 storie di personaggi che non ne vogliono sapere di abbandonare i loro sogni, che vogliono continuare il loro cammino nonostante la vita abbia giocato loro brutti scherzi. Alcuni di loro riusciranno nell’intento altri forse no. Ma la cosa fondamentale è che non smettano di crederci e di sperare. Anche la copertina del disco trasmette questo messaggio, tra buio, sporcizia, oscurità ma anche di luce che si allunga verso di te e ti attira. C’è una porta lì vicino che ti può illuminare, provare ad oltrepassarla è un dovere. In quanto tempo è nato questo lavoro, dal "concept" all'ultimo master? Be’ inizia tutto dal 2009 quando abbiamo lavorato al primo pezzo “Walkin’ all alone”. Beppe aveva questo provino chitarra e voce che ci è subito piaciuto. Trovare il filo conduttore per un disco non è mai semplicissimo. Ho alzato la testa a un certo punto e mi sono guardato attorno e nel 2011 i testi mi sono arrivati in modo molto naturale e coerenti tra di loro. Mi è arrivata una mail l’altro giorno che mi ha dato molta soddisfazione. Diceva che Good Things ascoltandolo sembra come vedere un film che parte dalla prima canzone e finisce all’ultima canzone. Il disco lo abbiamo chiuso a metà gennaio, correndo un po’ per averlo per la data prestabilita. E’ stata una gran bella esperienza, dalla sala prove allo studio di registrazione di Franco Naddei. E’ un disco di cui ne andiamo molto fieri. Le influenze musicali racchiuse in "Good Things" sono tante ed eterogenee: rock'n'roll, british style, western, ritmica alla Bo Diddley, irish-folk-punk.... L'idea generale è stata fin dall'inizio quella di fare un album così "variegato" o tutto è venuto strada facendo? E’ venuto naturalmente. Abbiamo ascolti simili ma un po’ diversi. Io ascolto molto americana, Beppe ascolta più il sound british, Alessio blues soul e folk…le canzoni hanno dentro il sound che ci siamo costruiti in questi anni. Ormai nel rock è stato detto e fatto tutto, nessuno può scoprire niente ormai. Noi suoniamo la nostra musica, in alcuni momenti ci sono richiami al sound classico da Elvis a Bo Diddley, a volte ci dirigiamo verso i Floggin Molly o ai Gaslight Anthem…però ormai lo facciamo in maniera consapevole, senza voler scopiazzare o voler ricreare qualcosa. Abbiamo una canzone e cerchiamo di “vestirla” nel modo migliore. Quanto e come sono state importanti le collaborazioni sul disco di Antonio Gramentieri, Riccardo Maffoni, Alex Valle e Heather Horton? In che modo si sono intrecciati i vostri percorsi, quali sono stati gli apporti che ciascuno di loro ha dato al progetto? In questi anni abbiamo incrociato davvero tanti artisti. A me personalmente piace condividere i palchi, le canzoni, le emozioni con gli artisti che ammiro. In questi anni ho avuto la fortuna di incrociarne davvero tanti. E’ come una selezione naturale, i rapporti, la stima, il rispetto reciproco nascono quando sei schietto e te stesso. Marino Severini dei Gang dice una cosa bellissima: quando suoni 15 minuti con una persona sai già tutto della sua vita. La musica è anche questo, è mettersi a nudo con chi hai di fianco e chi hai di fronte. Questi ospiti hanno dato il loro tocco speciale alle canzoni. Antonio Gramentieri lo conosco da anni, grande musicista ed organizzatore di Strade Blu. Spesso ci confrontiamo ed è sempre una fonte preziosa. Ha fatto due assoli su Cold in my bones davvero azzeccati. Con Riccardo maffoni ci conosciamo dal 2004, ancora prima della sua vittoria a Sanremo. C’è una grande stima reciproca, devo dire che ha cantato Walkin’ all alone in maniera davvero strepitosa. Alex Valle è il chitarrista di Francesco De Gregori, un vero mago delle corde…banjo, mandolini, pedal steel guitar, dobro…un artista davvero poliedrico. Ci ha dato quel tocco roots che in alcuni brani serviva. Heather Horton oltre ad essere una brava violinista e cantante è anche la moglie di Michael McDermott. C’è molto affetto umano tra di noi. Ha reso Walkin’ all alone ancora più bella. Parliamo dei personaggi che animano le canzoni contenute in Good Things: tutti sembrano essere in fuga da tutte le "bad things" dei nostri tempi e vivono queste situazioni affrontando i problemi con dignità, resistendo e cercando allo stesso tempo la speranza di un cambiamento radicale come una via di uscita. Quindi alla fine vince in loro la forza di volontà e la voglia di riscatto, perchè in fondo ci saranno anche tante "good things" che arriveranno. Non so se ho interpretato correttamente il senso dell'album.... Esatto, direi di sì. Come dicevo prima i personaggi sono alla ricerca della luce e di lasciarsi il buio di questi giorni alle spalle. Lo fanno con dignità, coraggio e forse anche un po’ di incoscienza. Però a volte basterebbe chiudere quei canali che ci bombardano di cattive notizie e mettere il naso fuori di case ed andarsi a cercare le “good things” che ci circondano. Unica cosa che sottolineo: le canzoni ci raccontano le storie di questi personaggi ma non ci dicono se alla fine ce la faranno ad ottenere ciò che cercano. La vita alla fine è così. E’ una continua sfida. Non conosciamo il risultato finale della partita. Basta però giocarsela al 100%. Sappiamo che fino all'ultimo momento le canzoni previste erano 13, è stata scartata "You can’t go back home". Perchè questa scelta? Abbiamo provato a girarla in vari modi, forse troppo. E’ un buon pezzo che proveremo a riarrangiare magari semplificandolo. Abbiamo ancora avuto la conferma anche questa volta che la semplicità paga sempre, soprattutto nel rock and roll. Ci sono molti demos, provini con brani in fase piuttosto avanzata come struttura melodia ed armonia che non abbiamo incluso nel disco. Scrivere a 6 mani con Alessio e Beppe ci ha dato molto materiale su cui lavorare. Poi il resto della banda ha fatto un ottimo lavoro in tempi piuttosto limitati per vari motivi. Cosa (e se) cambieresti qualcosa a posteriori in "Good Things"? Be’ come disse Jon Landau a Springsteen nei momenti di crisi durante la lavorazione di Born to run: credi che Chuck Berry non ascolti ancora oggi Maybellene e non voglia cambiare qualcosa? Alla fine un disco è sempre frutto di qualche compromesso, anche con te stesso. Noi siamo molto soddisfatti di questo disco. I feedback che stanno arrivando ci danno ragione. Sentiamo che la band è arrivata a un punto di maturità importante e cerchiamo di dimostrarlo nella scrittura, nelle esecuzioni, nelle scelte e nei concerti. Speriamo che queste canzoni siano di buona compagnia al nostro pubblico e speriamo anche che con questi canzoni possiamo arrivare anche ad un pubblico nuovo. Un'ultima domanda: quali sono ad oggi le aspettative dei Miami & The Groovers dopo quasi 12 anni di carriera, 3 album in studio alle spalle e una serie infinita di concerti fatti in giro per il mondo? La strada è sempre in salita e piena di curve. Fare rock and roll in Italia di questi tempi non è cosa facile. Noi continuiamo a credere nella promessa del rock and roll. Lo vediamo ogni sera negli occhi delle persone che ci vengono ad ascoltare e che cantano le nostre canzoni. Finchè ci sarà qualcuno che vorrà uscire di casa e mettersi sotto al nostro palco, noi saremo sempre pronti a suonare una canzone in più per quella persona. Perché questo è il modo che amiamo nel fare questa cosa. E continueremo a farla ancora per molto tempo. Grazie per soddisfatto le nostre curiosità e auguriamo a te e alla band tante "Good Things" per tutto il 2012! Grazie a te a tutti i Supporters, il lavoro che c’è dietro a questo sito è qualcosa che ci rende orgoglioso. Grazie! |
INTERVISTA A MARCO "BOOM BOOM" FERRI |
Abbiamo fatto qualche domanda al super-batterista dei Miami & The Groovers per conoscere un po' meglio la sua visione della musica nel contesto della band. |
Ciao Marco, innanzitutto ti facciamo subito la classica domanda da 10 milioni di dollari: perchè la batteria? Bella domanda, fin da bambino avevo una fortissima attrazione verso la batteria, senza averne mai toccata una e ne vista da vicino, mi catturava la sua bellezza, mi incuriosiva, mi piaceva guardare in tv come la suonavano, una passione ed amore verso la batteria inconscia! Ricordo che già da circa 4 anni di età suonavo e distruggevo bidoni con pezzi di manici di scopa. Battevo su tutto, padelle, libri, tavoli, cuscini. Grazie a Dio a 13 anni, decisi di imparare seriamente questo strumento, dal vederlo come gioco, è diventata una passione, forte e continua, che tutt’ora mi emoziona sempre, come la prima volta. Ricordo come fosse ieri la prima lezione, il cuore batteva forte, la vedevo come una cosa irraggiungibile e avevo paura di toccarla, di suonarla, una sensazione di rispetto e paura!! questo rispetto lo sento ancora, nello studio e nella costanza, proprio perché come si molla lei non perdona, vuole sempre allenamento e concentrazione. Ritornando alla domanda, “perché la batteria?” per il semplice fatto che mi fa star bene, è uno stile di vita, è un sogno, mi sento a mio agio, mi completa, è parte del mio carattere, è uno strumento fisico, nel senso che suoni con tutto il corpo, ci vuole energia, è divertente, è potente e aggressiva e nello stesso tempo armoniosa e dolce, non potrei suonare altro strumento! Domanda più tenica: grancassa,timpani,rullante,tom-tom,charleston...esiste una strumentazione ideale per Marco Boom Boom Ferri? La batteria offre una vastissima sfaccettatura di sonorità, e ricercare il set con il sound preferito non è facile, ed è importante quanto lo studio della batteria. Considera che ci sono batteristi che si riconoscono non solo dallo stile, ma proprio dal suono del proprio set. Negli anni ho cambiato diverse tipologie di batterie e piatti, solo il tempo e l’esperienza porta a capire cosa si vuole. Noi siamo una band che da il suo massimo dal vivo, siamo energici, e dalla batteria ho bisogno di volume e definizione. Da qualche anno posso dire di aver trovato il mio set ideale, ho un bel suono, adatto al mio stile e ai Miami & the Groovers. La batteria è uno strumento che non si prende finita, ma si compone, generalmente piatti e rullante vengono scelti a parte, il rullante soprattutto, essendo il cuore della batteria va scelto con cura. Tra le batterie quella che uso maggiormente per il Live è una Drum Sound, made in Italy. Drum set: Batteria Drum Sound in acero. Colore bianco. Cassa 22x20” Tom 10x8” Tom 12x10” Timpano 14x14” Timpano 16x16” Rullanti: DW 14x5,5” DW 14x4” YAMAHA 14x7” Piatti Zildjian, serie K Hi-Hat 14” top rock, Ride 20”, Crash 16”, 18”, 19” Ricordiamo che in passato suonavi con Joe Castellani e altri artisti della east cost italiana. Come hai iniziato con i Groovers? Ogni volta che ricordo come ci siamo conosciuti mi vien da sorridere. La vita è fatta di scelte e a volte se le perdi non ritornano… Se non sbaglio era fine 2001, allora suonavo con Joe Castellani, una bella situazione, suonavamo parecchio nel riminese, ed ogni tanto Lorenzo veniva ad ascoltarci, e cosi ci siamo conosciuti. Caso vuole che Lorenzo aveva bisogno di un batterista per la sua band e mi propose di farne parte. Ci conoscevamo poco ma era pieno di entusiasmo e voglia di fare che mi trasmise la sua passione e decisi di accettare. Inizialmente era un rapporto sereno e poco impegnativo, giusto per conoscersi e vedere se le cose andavano bene, visto che io ero impegnato con Joe Castellani e di tempo non ne avevo. Ma in pochissimo tempo decisi di farne parte al 100%. La band funzionava e i progetti per il futuro erano il sogno di entrambi. Tra di noi c’è stato subito feeling ed è nata una ottima amicizia, che poi è il perno dei Miami di oggi, l’amicizia e la voglia di stare insieme lo trasmettiamo nei nostri concerti. Oltre che essere un batterista molto potente e diretto, è evidente anche una tua versatilità musicale che credo sia frutto di tanti anni di lavoro sia live che in studio, quali sono i tuoi batteristi di riferimento nello scenario della musica rock? Studiando negli anni ho ascoltato e studiato tantissimi batteristi, di vari generi e stili diversi. Dai grandi del passato come Max Roach, Elvine Jones, Roy Haynes, John Bonham, Jeff Porcaro, hai contemporanei virtuosi, Steve Gadd, Dave Weckl, Dennis Chambers, Vinnie Colaiuta. Di batteristi ce ne sono davvero tanti e ognuno con uno stile fantastico, ma per quanto riguarda lo scenario Rock, i batteristi di riferimento, che non mi stancherei mai di ascoltare sono Phill Rudd degli Acdc, Max Weinberg di Springsteen, Keith Moon degli Who, Neil Peart dei Rush, Steve Ferrone di Tom Petty, Kenny Aronoff di John Fogerty. Questi sono la scuola, la base, da ascoltare solo per il tiro che hanno nel portare il tempo e supportare la band. Soprattutto Phill Rudd e Max Weinberg ad esempio, non sono batteristi scenici, anzi molti non li conoscono affatto, ma ti assicuro che come portano il Rock loro ce ne sono pochi..! Sottolineo un grande batterista Kenny Aronoff, tiro, precisione, gusto e potenza, lui si che mi ispira tantissimo. E voglio ricordare e omaggiare uno dei grandi batteristi…. Ron Tutt, lo conoscete? Ha suonato con ELVIS… e non solo. Meraviglioso!! Visto che la domanda è ricorrente a tutte le interviste fatte ai Groovers, quali sono i 5 dischi che porteresti sull'isola deserta? Come genere musicale spazio veramente da un opposto all’altro, dipende dall’umore.. L’importamte come dico sempre io, che sia buona musica suonata, intendo che ci sia una band dietro e non delle basi.. come succede purtroppo oggi nella gran parte dello scenario Italiano… e non solo. Nella difficile scelta di solo 5 dischi, mi porterei i pilastri della musica, mio malgrado scartando band recenti e meritevoli ma è con i grandi che sono cresciuto e sono quelli che associo importanti e piacevoli ricordi. Bruce Springsteen: Live in New York City. Ac/dc: Live in Donington John Fogrty (Creedence Clearwater Revival): Premonition Robben Ford & The blue line Blues Brothers: Il Film ( non è un disco ma me lo porto ugualmente!) Programmi futuri con i Miami & The Groovers. Come membro della band cosa ti aspetti dal prossimo futuro? Nell’immediato futuro spero che il nuovo cd che uscirà a breve vada bene, le aspettative sono buone, siamo molto contenti del lavoro svolto e spero sia capito e apprezzato. Nel futuro diciamo a lunga scadenza, il mio sogno è veramente continuare a suonare con la band, visto che abbiamo raggiunto un buon feeling e una ottima amicizia mi aspetto di continuare su questa strada, far uscire buoni dischi e suonarli live, on the road!!! I concerti live mi esaltano,mi appassionano, spero che lo faremo con questa intensità ed energia per anni… Non riuscirei a pensare una vita senza musica, senza Live, e questa band i Miami & The Groovers sono la miglior via per trasmettere questa passione, per esprimere e dire qualche cosa agli altri, al pubblico. |
INTERVISTA A BEPPE "ROCKER" ARDITO |
Abbiamo fatto qualche domanda al grande chitarrista dei Miami & The Groovers per cercare di capire la sua visione del rock in generale e per scoprire qualche curiosità e qualche segreto relativo al suo modo di fare musica. |
Ciao Beppe, iniziamo subito con lo scoprire qual'è la tua strumentazione tecnica... Uso un amplificatore Hot Rod della Fender, una chitarra Epiphone Special modello Gibson, una serie di pedalini tra cui il mitico T9 della Ibanez, sicuramente il migliore overdrive in circolazione, e un tremolo vibrato della T Rex. Sei romagnolo e sei nato nella terra delle grandi orchestre popolari degli anni '70. Quando hai iniziato a suonare e in che modo ti sei avvicinato alla musica? Comincio col puntualizzare che le mie origini sono pugliesi, e ne sono fiero poichè da questa terra sono nati dei veri innovatori della musica, da Modugno ai Negramaro fino al grande Renzo Arbore. Mi sono avvicinato alla musica strimpellando coi ragazzi della parrocchia e collaborando (a 13 anni) con una radio locale dove mi si è aperto il mondo del rock, rimanevo fino a tardi ad ascoltare i vinili dei Beatles, dei PinkFloyd e tutte le volte rischiavo che la sera mi chiudessero dentro. Quali sono i tuoi musicisti/chitarristi di riferimento? ovvero chi ti ha influenzato di più? Sicuramente Gilmour e Knopfler in primis. Mi hanno sempre colpito per essre riusciti a creare un sound personale, molto espressivo che predilige il gusto anzichè la tecnica fine a sè stessa. Come sei diventato parte dei Groovers? Ricordo che la prima volta che ti ho visto ad un Glory Days suonavi il basso... Conoscevo Lorenzo perchè frequentavamo il Barge a Rimini sia come clienti che con i rispettivi gruppi. Una volta mi chiese se ero interessato a entrare nel gruppo come bassista. Ho subito accettato perchè i loro act show portavano tanta gente e perchè era la band più richiesta nel locale in quegli anni. Qual'è il pezzo che preferisci suonare in assoluto tra le cover che eseguite live e qual'è invece il pezzo dei Miami & The Groovers che interpreti più volentieri? Beh, ovviamente "Rocking in the Free World" per il testo sempre attuale e perchè Neil Young è stato da sempre uno dei miei preferiti, forse più di Bruce... Ricordo con molto piacere il tuo contributo sulla cover presente nel Dirty Roads "Further up on the road". Qual'è la differenza tra suonare in studio e sul palco e in che modo contribuisci alla nascita di un vostro nuovo pezzo? In studio avviene una sorta di taglia copia incolla con la registrazione. Il chè può risultare più freddo rispetto all'esecuzione live, ma di permette di cesellare il suono, di entrarci dentro esaminandolo a fondo. E' un lavoro che richiede tempo e spreco di energia, e l'esecuzione live serve per dare il giusto rodaggio. Un pò come avviene nei circuiti motociclistici: i meccanici fanno la messa a punto e il pilota prova la moto sulla pista. Dimmi 5 dischi da portare sull'isola deserta. Qui è difficile..ci provo... White Album- The Beatles Sticky Fingers- Rolling Stones London Calling-The Clash Here are the Sonics-The Sonics Harvest- Neil Young In Miami-Supporters sei stato definito, per le tue capacità, come un vero "uomo band". Cosa pensi ci sia nel futuro della tua attuale band, ovvero dei Miami & the Groovers? Finora stiamo vivendo un sogno che costa, a volte, fatica e sacrifici ma la forza che ci fa andare avanti è la certezza che la musica unisce e crea sentimenti positivi che rischiamo di perdere con le falsità che il mondo ci propina. E' bellissimo girare per l'Italia e conoscere gente che vive quello stesso sentimento che noi traduciamo in musica perchè è la cosa che ci viene meglio e che offriamo in qualsiasi posto con generosità e calore. |
INTERVISTA AD ALESSIO RAFFAELLI |
Qualche domanda al grande tastierista e musicista Alessio "Bluesman" Raffaelli per cercare di conoscerlo un po' di più e di capire la sua visione della musica. |
Quando hai iniziato a suonare e in che modo ti sei avvicinato alla musica? So che sei un grande appassionato di blues..
Ho iniziato da piccolo, prima chitarra classica, poi pianoforte al conservatorio. sono partito forte, forse troppo visto che al sesto anno mi sono fermato, ho detto basta. lì bisognava cominciare a fare sul serio, io avevo sedici anni ed ero distratto da un pò di cose. fra l'altro avevo appena scoperto tastiere, chitarre elettriche , amplificatori e dischi (erano i fuzztones, chesterfield kings, miracle workers e una quantità di cose del genere). quindi mi sono procurato un organo vox e un fender rhodes, e sono partito con i primi gruppi di amici e compagni di scuola, prove su prove nelle cantine di nonni e zii, e il brivido delle prime esibizioni. il blues é venuto qualche anno dopo, esaurita l'onda della passione per il genere di rock'n'roll che ti dicevo, quello per cui ho formato le prime band. sono partito da un paio di dischi trovati fra l'usato nel mio negozio solito, é stata una folgorazione, e di conseguenza anche un riavvicinamento al piano. ho cercato di imparare piano blues da quello che sentivo nei dischi di otis spann e champion jack dupree, e da lì rock'n'roll da quello che sentivo fare a gene taylor nei blasters. ho scoperto che si poteva suonare il piano in un certo modo, lasciando da parte organi e tastierine, insomma che poteva essere non meno eccitante di una chitarra elettrica. altro che 'tappeti' e archi da cover band dei pink floyd, tanto per capirci! Quali sono i tuoi musicisti di riferimento? Chi ti ha influenzato di più? Come ti dicevo, non sono mai stati i musicisti in quanto tali ad interessarmi. nel senso non in quanto tecnici o virtuosi, non ho mai comprato manuali di tecnica né preso lezioni dopo il conservatorio, forse anche per pigrizia. quello che mi interessava erano i dischi, é il sound che mi appassionava e mi appassiona, non certo l'abilità strumentistica dei singoli strumentisti. per farti un esempio riguardo il blues, ti stanchi dopo un pò di ascoltare eric clapton, fossero anche le sue cose migliori, ma non ti stancherai mai di ascoltare un qualunque disco di muddy waters. non guardo le sue mani sulla chitarra, ascolto quella voce e quel sound pazzeschi e, se voglio, posso cercare di imparare qualcosa da ogni singola nota che esce da lì. quindi, per risponderti, mi hanno influenzato i fuzztones e i miracle workers, i pixies e i primal scream, muddy waters, otis spann, champion jack dupree e tonnellate di blues della chess, i blasters e los lobos, steve earle e tom petty e non finirei più. influenzato nel senso che non sarei ancora qui a fare rock'n'roll senza aver 'incontrato' loro!! Come sei diventato il tastierista dei Groovers? So che hai suonato per molto tempo con i Blue messengers di Joe Galullo... Con lorenzo ci conosciamo da anni, dieci o più... gli anni del barge a rimini con joe castellani. Suonavamo lì due sabati al mese con la joe castellani blues machine, facevamo (e facciamo ancora) la musica che ama anche lorenzo, springsteen e tutto il resto, così é stato spontaneo conoscersi e condividere ogni tanto il palco. ricordo dei pienoni impressionanti quegli anni al barge e noi, con lorenzo, chiudere per un periodo le serate con if I sould fall behind, cantando una strofa per uno!! con joe castellani suono tuttora, ci divertiamo come e più di quindici anni fa. suono tuttora anche con joe galullo. prima mi chiedevi delle influenze e ti ho parlato di dischi. riguardo il suonare, il live, lo stare su un palco (non importa quanto grande), lì devo tantissimo a castellani e galullo. con castellani ho iniziato a fare live sul serio, da metà novanta ai primi duemila viaggiavamo a sessanta, settanta date l'anno. galullo l'ho conosciuto ad ancona, in occasione di una jam session al donegal. da lì, credo fosse il 2002, siamo ancora insieme con i blues messengers (marco bellardinelli al basso e piero trotta alla batteria). abbiamo fatto due cd e suonato in buona parte d'Italia, fra festival blues e clubs. galullo mi ha dato la possibilità di suonare blues accanto a un bluesman (cosa per niente scontata, credimi) e gli devo tantissimo per questo. ci siamo tolti delle belle soddisfazioni insieme, abbiamo una band che é diventata un pò una famiglia e, nonostante tutto, siamo ancora on the road! sai, la vita é dura per i bluesmen, e joe non fa eccezione. con lorenzo, tornando alla tua domanda, non ci siamo mai persi di vista, abbiamo collaborato per dirty roads e fatto qualche data insieme sporadicamente. poi ci siamo fatti le nostre belle esperienze in giro per l'italia, lui con i groovers e io con galullo, esperienze ch e credo ci abbiamo fatto crescere molto entrambi. quando mi ha proposto lo scorso anno di entrare stabilmente nella band, col secondo disco da realizzare alle porte , ho accettato subito e molto volentieri.. Qual'è il pezzo che preferisci suonare in assoluto tra le cover che eseguite live e qual'è invece il pezzo orginale vostro che interpreti più volentieri? Una delle cover che preferisco é "Waiting for me" di joe d'urso, da dirty roads, quindi un pò più di una semplice cover. se me la passi ho anche la cover preferita che non facciamo, cioé dead flowers degli stones..... dei nostri originali due coppie, rock'n'roll night e back in town da dirty roads e jewels and medicine e trust revisited da merry go round. comunque, in generale, mi piace molto proporre dal vivo qualunque nostro originale, abbiamo ottime canzoni dai nostri due lavori, e apprezzo molto di più le situazioni live dove riusciamo a dare loro grande spazio. Vuoi raccontarci come è nata la bellissima melodia di "Love has no time"? E' nata al piano, un pomeriggio di molti anni fa. non meno di una decina, a contare i traslochi che mi separano dalla stanza dove é nata. comunque ogni tanto scrivo qualcosa, e avevo proposto a lorenzo tre o quattro idee che avevo registrato in questo vecchio nastro e poi masterizzato su cd proprio con l'intenzione di non perderlo. a lui é piaciuta quella che é poi diventata love has no time, e ne ha anche voluto mantenere l'umore originario. io la pensavo come un piano e voce ascoltati su un vecchio giradischi, o 'captati' da un'altra stanza. non so se ti ho reso l'idea... Classica domanda: ti chiedo 5 dischi da portare sull'isola deserta. Quali scegli? E' impossibile, comunque ci provo. "Key lime pie" dei Camper Van Beethoven, "Doolittle" dei Pixies, "Chess blues" (il cofanetto), "69 love songs" dei Magnetic Fields e "Don't give up on me" di Solomon Burke. Un'ultima domanda: cosa vedi nel futuro dei Miami & The Groovers? Ci vedo rock'n'roll, come nel presente. credo che siamo bravi a fare quello e credo sia quello che tutti vogliamo continuare a fare. si può sempre crescere, migliorare, maturare senza perdere l'energia, la passione, il divertimento che ci muove. spero davvero che merry go round piaccia, perché sono convinto sia un buon lavoro, e spero anche che abbia un seguito, così che possiamo metterci alla prova col fatidico terzo disco... poi mi auguro non manchi mai quello che più mi piace, che é suonare live, quindi ritrovare i vecchi palchi e provarne di nuovi! |
INTERVISTA A LUCA ANGELICI |
Qualche domanda al grande bassista e musicista Luca Angelici, il "motore ritmico" dei Miami & The Groovers |
Come hai deciso di voler suonare il basso? Hai frequentato scuole di musica o cercato gruppi nei quali suonare?
L'amore per il basso nasce quasi sempre dopo una delusione e nel mio caso specifico era quella di non poter fare il chitarrista. Ho iniziato l'approccio alla musica come chitarrista ritmico (di fatto suono ancora la chitarra di tanto in tanto) e da li' a poco la prima esperienza con un gruppo, salvo il fatto che, come capita spesso nelle band, eravamo in 3 a suonare la chitarra e non avevamo il bassista. In sala prove c'era un vecchio basso buttato in un angolo e una volta preso in mano da li' è nato l'amore. Nel corso degli anni poi ho affrontato lo studio della musica e dello strumento sempre piu' seriamente e ho frequentato diverse scuole di musica fino ad arrivare al Saint Louise College Of Music di Roma dove ho studiato con Gianfranco Gullotto, un'icona nel mondo della didattica bassistica e non solo. Suoni diversi tipi di basso? Qual'è la tua strumentazione? Ho sempre suonato diversi strumenti, anche se l'amore iniziale e' (e resterà sempre per) il Fender Jazz Bass. Poi nel corso del mio percorso musicale sono cambiate spesso le esigenze, gli ascolti quindi ho sperimentato diversi strumenti e tipologie di bassi. 4/5/6 corde, fretless, contrabbassi elettrici, acustici... posso dire di aver sfogato a pieno le mie voglie musicali avendo davvero posseduto di tutto. Al momento il mio setup si basa su un Lakland 5 corde (basso americano di derivazione Fender) che alterno ogni tanto ad un Fender Precision e ampli Markbass. Quanto gli strumenti di un certo livello aiutano il musicista ad esprimere la propria personalità? Gli strumenti di un certo livello, compresi naturalmente quelli di liuteria, aiutano il musicista a superare certi piccoli ostacoli espressivi che a volte lo strumento di produzione industriale ti impone, quali manici non troppo perfetti, elettroniche rumorose, tasti che 'friggono'. Diventano multo utili se si ha in previsione di sviluppare un linguaggio e un suono personale, altrimenti lo strumento di serie (essendo stato usato nel corso degli anni in tutti i dischi) risulta piu' efficace. Vale comunque il fatto che il suono deriva quasi esclusivamente dalle tue mani, quindi se, nel corso degli studi, ci si e' abituati a studiare su strumenti economici e a tirare fuori un buon suono anche da li', lo strumento di fascia alta ti consente solo di esprimerti meglio, ma il grosso lo possiedi già di tuo. Quali sono i bassisti che ti sono stati utili per acquisire e successivamente rielaborare il tuo modo di suonare? I bassisti sono legati ai gruppi che ho ascoltato e sui quali ho speso tempo ed energie nel tirare giu' le linee di basso. Avendo sempre ascoltato diversi generi musicali sono davvero diversi i musicisti da cui ho preso spunto e farne un semplice elenco risulta difficile e superficiale; posso comunque dire che ogni gruppo che ha fatto la storia ha avuto alle spalle sempre un bassista notevolmente bravo e preparato e nonostante il ruolo seminascosto che hanno in una band, e' sempre il bassista che regge le sorti di un gruppo. Ad esempio nella musica jamaicana i bassisti vengono chiamati 'family man' proprio per la loro attitudine di mettere da parte le proprie velleita' musicali, pur di tenere saldo e unito il gruppo. Quali esperienze musicali hai avuto prima dell'incontro con i Miami & The Groovers? Ne ho avute talmente tante che, quando inviai il CV artistico rispondendo all'annuncio sulla ricerca di un bassista, Lorenzo non mi rispose nemmeno, in quanto mi riteneva troppo qualificato per la band; cercavano qualcuno che fosse meno referenziato e con meno esperienza. Poi fortunatamente ho insistito per farmi fare un provino e da li' è partito tutto. Sei soddisfatto dell'ultimo album in studio 'Good Things'? E' risultato come volevi anche dal punto di vista musicale? Sinceramente non piu' di tanto. Gli album in studio rispecchiano poco quello che e' l'impatto sonoro e musicale che hanno i Miami dal vivo, quindi ogni volta che riascolto gli album passati, mi rendo conto di annoiarmi abbastanza rapidamente; fortunatamente l'ultimo disco 'No Way Back' ha bilanciato le cose, dando realmente la sensazione di quello che siamo e facciamo. Certamente Good Things, visti i tempi ristrettissimi in cui e' stato registrato, rappresenta comunque una notevole svolta nel modo di scrivere e comporre dei Miami. Con l'ultimo album si e' persa del tutto l'etichetta di band legata al percorso di Springsteen e annessi, a vantaggio di una maggiore maturita' e indipendenza musicale. La domanda che abbiamo fatto a tutti i Groovers: quali sono i 5 dischi da portare sull'isola deserta? Se potessi scegliere porterei una chitarra e un registratore... I dischi che ho ascoltato fino ad oggi rimarranno sempre parte del mio bagaglio musicale e non saprei davvero cosa lasciare a casa... Invece con una bella chitarra e un registratore avrei modo di tirare fuori tutta la musica che ho assorbito nel corso degli anni e utilizzarla per creare qualcosa di mio. ...ed infine. Come vorresti il futuro dei Miami & The Groovers? Vedo il futuro dei Groovers in pieno movimento. E' impossibile pensare di fermarsi adesso (musicalmente parlando) e rimanere legati a vecchi e consolidati canoni musicali. E', secondo me, il momento di cercare nuove strade, nuove influenze, conoscere e far partecipare ad un nuovo eventuale disco, altri musicisti. Ascoltare generi musicali che si distinguano dal 'classic rock' o dalle strade del New Jersey. Mi piacerebbe proporre influenze diverse, approcci musicali diversi dal nostro. Con We're still alive e' stato fatto un primo esperimento che ci ha dato un notevole risultato, adesso e' importante non perdere quello stimolo e puntare su qualcosa a cui non siamo abituati, correndo certamente il rischio di non piacere. Personalmente vedo maturi i tempi per un disco in italiano, ma chi può dirlo cosa accadra' |
LA STORIA
Miami & The Groovers su WIKIPEDIA |
La band nasce il 15 settembre del 2000.
La prima line up è formata da: Lorenzo "Miami" Semprini, Roby Vezzelli, Tommy Benzi e Christian Santolini. Si aggiungeranno l'anno dopo Ivan Barbari e Claudio "Clay" Giani.
La band ha inizialmente un repertorio di sole cover (Springsteen, Creedence, Dylan, Stones, ecc.) ma dal 2001 vengono aggiunte anche canzoni originali.
Nel frattempo l'attività live si intensifica (50 concerti annui) ed iniziano i primi incontri con musicisti americani come Joe D'Urso, Elliott Murphy, Jason Reed, Dirk Hamilton. Viene registrato un "Demo tape" con 3 canzoni inedite e 2 cover (Proud Mary e The great song of indifference).
Nel 2002 entrano a far parte della band Beppe "Rocker" Ardito (inizialmente al basso) e Marco "Boom Boom" Ferri alla batteria.
A metà 2004 inizia la lavorazione al primo album "DIRTY ROADS" che vedrà la luce nell'aprile 2005, in coincidenza con l'ennesimo cambiamento di line up (Gianluca "Spiderman" Fabbri entra al basso e Beppe Ardito passa alla chitarra al posto di Roby Vezzelli).
A Novembre 2004 Lorenzo "Miami" Semprini partecipa al "Light of day Benefit" al mitico Stone Pony di Asbury Park, New Jersey ed ha la possibilità di esibirsi la stessa sera in cui si esibiscono artisti come Bruce Springsteen, Joe Gruscheky, Willie Nile.
Ad aprile 2005 esce l'album "Dirty Roads" con la collaborazione dei fratelli Marino e Sandro Severini dei Gang e di Joe D'Urso che regala alla band l'inedita "Waiting for me", inoltre è presente anche una cover del brano "Further on up the road" di Bruce Springsteen.
L'album riscuote un buon successo di critica e di pubblico e viene a formarsi un pubblico molto fedele alla band a cui fa riferimento il fans club ufficiale MIAMI-SUPPORTERS
Il Dirty Roads tour dura circa 2 anni e porta Miami & the Groovers a suonare in ogni angolo d'Italia per circa 120 date (tra cui Big Mama a Roma, Spaziomusica a Pavia, Ravello Festival, Subiaco rockblues festival, Glory Days in Rimini, ecc.) e con musicisti del calibro di: Southside Johnny & the Asbury Jukes, Popa Chubby, Bill Toms, Joel Guzman, Graziano Romani, Gang, Ron Lasalle, Joe Rapolla, Nick Barker.
Nell'estate del 2005 Guido Cogliano sostituisce temporaneamente Gianluca Fabbri vittima di un brutto incidente che lo ha tenuto lontano dai palchi sino al mese di ottobre del 2006.
Nel dicembre 2006 Lorenzo Miami Semprini viene invitato a partecipare quale unico artista italiano al leg italiano del Light of Day Europe esibendosi a Roma con Willie Nile, Jesse Malin e Joe D'Urso.
Nell'estate del 2007 Alessio Raffaelli sostituisce Ivan Barbari alle tastiere.
L'attività live continua incessantemente, ma iniziano nel Novembre 2007 le lavorazioni al secondo album della band.
Nel 2008, Lorenzo Miami, insieme all'Italian Session Band si esibisce al Bitter End di New York, di nuovo allo Stone Pony ed al Walt Pub di Red Bank.
Il nuovo album "MERRY GO ROUND" esce il 3 aprile 2008 e contiene 12 canzoni (tra cui la cover di "Night on the town" dei Del Fuegos) con varie collaborazioni di musicisti americani come Joel Guzman, Ron Lasalle, Bill Toms, Phil Brontz, Marc Reinsman, Erin Sax Seymour e il mastering di Bruno Green (Lennoxville, Canada). Il "Merry go round tour" parte il 15 marzo 2008 da Torino.
Nell'ottobre del 2009 esce "The Official Bootleg", un live ufficiale tratto da diversi show del Merry Go Round Tour nel 2009.
Nel 2010 e 2011 i Miami & the Groovers si esibiscono 4 volte a Londra e 2 in Austria.
Nel Gennaio 2011, Lorenzo Miami, insieme al pianista Alessio Raffaelli intraprende un piccolo tour newyorkese che lo porta ad esibirsi al: Sidewalk Cafè, Cafè Vivaldi, Zora Space (Brooklyn), Bowery Electric, Stone Pony (New Jersey). Inoltre è ospite di tutto il set di Joe D'Urso al Paramount Theatre il 15 gennaio all'interno del "Light Of Day Benefit" e partecipa alla jam finale insieme a Bruce Springsteen per Twist & Shout e Thunder Road.
Nel corso del 2011, Lorenzo Miami compone la canzone "Cuore Biancorosso" per l'A.C. Rimini Calcio 1912 ed esce l'omonimo CD "Cuore Biancorosso" contenente varie versioni della title-track, "Broken Soul" da "Merry Go Round" e una nuova versione studio di "Tears are Falling Down"/"Quando il cielo è fragile".
Nel novembre 2011 Luca Angelici, che aveva già suonato con i Miami & The Groovers in diverse date estive, sostituisce ufficialmente al basso Gianluca Fabbri.
Il 10 febbraio 2012 esce il terzo album in studio dal titolo GOOD THINGS, lanciato sul web dal video ufficiale della title-track, ed inizia da subito il relativo tour.
I pezzi di Good Things riscuotono grande successo e i fans dei Miami & The Groovers aumentano vertiginosamente.
Il 23 e 24 marzo 2013, presso il teatro comunale di Cesenatico, i Miami & the Groovers registrano due grandiosi concerti che faranno parte del DVD/CD live "NO WAY BACK" uscito nel settembre dello stesso anno.
A distanza di un anno dalla registrazione del live, nel mese di marzo 2015 esce il quarto album in studio della band dal titolo "The Ghost King", con inizio del relativo tour il 14 e 15 Marzo al Teatro Comunale di Cesenatico.
Miami & the Groovers amano definirsi "una insalata mista di rock'n'roll", con la schiettezza, l'umiltà e la passione che contraddistingue chi suona e vive questo tipo di musica.